Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

DiCinema: la nuova Hollywood

11/10/2011 9259 lettori
5 minuti
Una vita in fuga
Quale destino poteva definire il nome stesso che ha portato una vita esaurirsi a ventiquattro anni, dove l'attore non aveva mai annullato quell'enfasi di una normalità lasciata alla fisicità stessa di quel ragazzo introverso, delicato, mistico, disperato, educato, artistico, dolce e ingenuamente dannato? Può essere sufficiente rispondere con la stessa definizione lasciata al suo cognome, nella fenice assorbita dallo stesso fiume che ha percorso quella vita di attore. L'uccello mistico, che la leggenda stessa vuole abbia vissuto nel deserto d'Arabia, capace di immolarsi ogni cinquecento anni in quel rogo e dalle cui ceneri poteva rinascere a nuova vita. Sino a qui tutto sembra appartenere alle regole volute dalla mecca del cinema, dove tutti osannano il confine tra verità e finzione. La verità elargita da chi River Phoenix lo poteva conoscere, non solo dagli stessi ruoli di attore che dovevano stabilire il confine dato dalla personalità e dal "carattere" a cui poteva dare nutrimento, ma fin dove l'estremo non ripercorreva una sorte ripiegata nella stessa intenzione. C'era del talento in quello sguardo, capace di nascondere una determinazione di artista che non doveva violare quell'intimità celata nei suoi occhi, dove la disinvoltura diventava impostazione e quella spontaneità annullava un carattere che nessuno sapeva riconoscere più. Solo James Dean era riuscito a rappresentare quell'osannata identificazione nell'ostinata sofferenza che non dava respiro, ma sicuramente River Phoenix  aveva molto di più. Una carriera cominciata giovanissimo, in quella culla ovattata d'attore, cresciuto insieme ai registi e a chi ha saputo definire il meglio della generazione degli ultimi trent'anni. Non c'era precarietà nella sua affermazione, a quel ragazzo a cui tutti sapevano dare il valore che indubbiamente aveva. Una riservatezza che non poteva identificarsi dove Johnny Deep e Brad Pitt (la morte prematura per overdose di un micidiale cocktail di eroina, durante la festa data da Depp, in onore della fidanzata Kate Moss) hanno affermato la loro identità. Un percorso di ruoli dove il sottile equilibrio dato dalla morale sapeva essere il connubio con la sua artisticità. Una carriera definita dalla commedia alla seria impostazione drammatica, in ruoli non solo marginali, ma lasciati proprio a quella caratteristica evanescente capace di essere disinibita qualità. River Phoenix ha sempre elevato l'immagine nitida rappresentata dallo stesso Ethan Hawke e Keanu Reevs, in quella cerchia di attori che non hanno mai incrinato quella patinata emozione che si chiama devozione. Harrison Ford, Kevine Kline, Robert Redford e Sidney Poitier sono stati i garanti di quell'affermazione che non doveva essere stroncata da una fine prematura che, nel risvolto di Hollywood, diventa sempre quell'effimero tributo capace di volare alto, nel mito che lo consacra in eterno. Come la stessa fenice che nel suo nome ha regalato il suo destino.
Sulle ali di un Fiume
Un viso efebico, dai lineamenti taglienti e duri come la sua tenacia nell'essere grande. Di River Phoenix è sempre stato sufficiente l'immagine d'attore, tanto la sua vita privata era come se fosse assorbita da quella consapevolezza nell'essere unico proprio perchè pulito come i personaggi che interpretava. Non era etichettato da nessuno standard, non ha mai subito la dannazione di chi mito non lo ha mai voluto diventare. Quel ragazzo dal nome così eccentrico era solo lo spirito libero vestito di acqua e sapone, che riusciva a essere artista credibile proprio perchè consapevole di quel talento che lo ha innalzato tra i giovani divi sempreverdi di Hollywood. Phoenix ha saputo essere musicista, senza danneggiare il rapporto di attore, dove lo star system fatica a riconoscere quella differenza, nel conciliare due modi di essere artista in un' unica verità. Sapeva essere protagonista, l'idolo di quelle ragazzine che vivono con il poster della star tra i cuscini e i sogni. Una vita sentimentale resa grande dalla stessa unicità in una compagna come Martha Plimpton, viso d'attice innalzata dagli stessi ruoli che l'hanno parallelamente consacrata tra le Teen-agers di Hollywood. Insieme hanno condiviso un ruolo importante in un film drammatico come "Vivere in fuga", in quella sottile e coinvolgente disperazione lasciata al soggetto di quel film che poteva rappresentare il valore del loro amore, anche oltre i riflettori del set. Baciato dal tocco di Spielberg nel ruolo cameo del giovane Indy, le iniziazioni di Phoenix non hanno mai deluso ciò che la sua filmografia ha saputo confermare; il protagonista malinconico di una vita regalata a chi l'arte la vuole respirare tra le fragili corde della sensibilità.
(biografia scritta da Brian J.Robb)
Analisi della filmografia:
Seven Brides for Seven Brothers (1982) Serie TV
Celebrity (1984) Miniserie TV
ABC Afterschool Specials, nell'episodio "Backwards: The Riddle of Dyslexia" (1984)
It's Your Move, nell'episodio "Pilot" (1984)
Hotel, nell'episodio "Transitions" (1984)
Robert Kennedy & His Times (1985) Miniserie TV
Patto di amore e di morte (Surviving) (1985) Film TV
Explorers (Explorers) (1985)
Casa Keaton (Family Ties), nell'episodio "Amore e geometria" (1985)
Stand by me - Ricordo di un'estate (Stand by Me) (1986)
Circle of Violence: A Family Drama (1986) Film TV
Mosquito Coast (The Mosquito Coast) (1986)
Le ragazze di Jimmy (A Night in the Life of Jimmy Reardon) (1988)
Nikita, spie senza volto (Little Nikita) (1988)
Vivere in fuga (Running on Empty) (1988)
Indiana Jones e l'ultima crociata (Indiana Jones and the Last Crusade) (1989)
Ti amerò... fino ad ammazzarti (I Love You to Death) (1990)
Belli e dannati (My Own Private Idaho) (1991)
Dogfight: Una storia d'amore (Dogfight) (1991)
I signori della truffa (Sneakers) (1992)
Dark Blood (1993)
Quella cosa chiamata amore (The Thing Called Love) (1993)
Cowgirl - Il nuovo sesso (Even Cowgirls Get the Blues) (1993) - non accreditato

Silent Tongue (1994)

 

 

 

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.